Anticamente , probabilmente in epoca carolingia, Grezzago aveva già una chiesetta “Ecclesia Sancti Martini”, la Parrocchia col Battistero e la casa parrocchiale. Il feudo, che comprendeva anche alcuni paesi del circondario, fu concesso come beneficio parrocchiale ai conti Moroni che, durante il loro padronato riuscirono ad unire il patrimonio di San Martino a quello familiare. In questo modo i beni della chiesa si confusero nel patrimonio dei Moroni.
Quando San Carlo Borromeo, il 20 settembre 1566, si recò a Grezzago in visita pastorale trovò che parecchie cose non andavano bene. Ordinò un’inchiesta per sapere dove fossero finiti i beni parrocchiali, ma non riuscì a portare risposte per risolvere il problema. La soluzione fu che la Parrocchia di Grezzago venne unificata alla Parrocchia di Trezzano Rosa. Così per diversi secoli Grezzago non ebbe più la sua parrocchia pur formando comune a sé.
Nel 1934 si costituì una “Commissione” di Grezzaghesi che chiesero al parroco di Trezzo Don Grisetti di smembrare il loro territorio dalla parrocchia di San Gottardo in Trezzano Rosa e costituire una nuova parrocchia. Gli abitanti si resero disponibili a costruire la chiesa nuova, ma anche la casa del parroco e a depositare una somma per il mantenimento del medesimo. La popolazione partecipò con entusiasmo, si raccolsero 2 kg e 3 etti d’argento, 130 gr di oro, un quintale di rame per gli arredi, e ancora vesti per il parroco e per i chierichetti, ricami e suppellettili vari.
Nel novembre del 1935 il Cardinale Arcivescovo Schuster ricevette la Commissione ed assicurò di costruire la Parrocchia e di mettervi subito un sacerdote Vicario. Lo stesso ebbe un ruolo fondamentale e decisivo per Grezzago, sia per la rifondazione della Parrocchia, che per la costruzione della chiesa. Venne numerose volte tra i fedeli di Grezzago senza mai lasciarli soli nelle difficoltà e nelle decisioni della loro vita religiosa.
Il signor Mapelli Vittorio donò un possedimento di sua proprietà per la costruzione della nuova chiesa e, in attesa del nullaosta della Prefettura per la nuova costruzione, si bandì il concorso.
Superati i problemi legati alla suddivisione del territorio il 14 ottobre del 1936 venne firmato l’atto notarile e si iniziarono i lavori della nuova cinta del lato sud.
Per alcuni anni, sotto la guida del primo parroco don Enrico Comi (dal 1942 al 1946), tutti gli abitanti di Grezzago furono coinvolti nella realizzazione di quest’opera tanto desiderata. Basta parlare con alcuni nostri anziani per sentirsi raccontare con quale impegno, lavoro e fatica, ma anche entusiasmo, si prodigarono uomini e donne, in un periodo storico ed economico così grave per l’Italia.
Toccò poi a don Erminio Farina, giunto a Grezzago il 21 novembre 1945, interessarsi al completamento della chiesa, la cui costruzione era giunta al tetto. Nel 1946 i lavori furono terminati, il 19 marzo la chiesa venne benedetta da Monsignor Pietro Misani, Prevosto di Trezzo e il 4 luglio fu consacrata dal Cardinal Schuster.
Terminata la chiesa Don Erminio costruì l’asilo che fu affidato alla direzione della Congregazione Serve di Gesù Cristo di Agrate. In seguito decise di comprare un appezzamento di terreno e di iniziare la costruzione della prima parte dell’oratorio maschile. Tutto ciò fu possibile grazie al generoso concorso della popolazione di Grezzago.
L’11 novembre del 1961, nella solennità di San Martino, venne in visita a Grezzago il Cardinal Giovanni Battista Montini , su invito del sindaco ing. Giancarlo Zoja, per benedire la prima pietra dell’erigendo campanile. I lavori però iniziarono nel marzo del 1963 con il sondaggio del terreno dove doveva sorgere. In giugno si scavarono le fondamenta, nel marzo del 1964 cinque muratori ne costruirono i muri sotto la direzione di un artista tedesco Peter Dreher. Il 31 luglio i lavori erano finiti. I mattoni usati erano stati fatti nella fornace di Ghinzani di Trezzo sull’Adda e costavano 32 lire l’uno.
L’11 novembre 1966 il Cardinale G. Colombo benedì il campanile e il battistero che sottostava. Erano presenti il Consiglio Comunale al completo, il progettista del campanile architetto Giovanni Frizzoni, il costruttore ingegner Albero Bellini di Bergamo, gli scultori Dreher e Hobbing autori rispettivamente delle mura del campanile e della copertura in bronzo del fonte battesimale. Il campanile è alto 34,40 m.
Mentre il campanile prendeva forma, la ditta Giuseppe Filippi di Chiari stava fondendo le campane. Si era stabilito di fare un concerto di 8 campane, azionate da un comando elettrico. Per far fronte alla spesa, dal novembre del 1962 una commissione di uomini raccoglieva mensilmente una busta che doveva contenere lire 1000 per famiglia come si era stabilito nelle riunioni dei capi famiglia. Il 21 dicembre le campane arrivarono trionfalmente in paese accolte dall’applauso spontaneo della popolazione. Il primo marzo del 1964 il Vicario generale della Diocesi le consacrò. Nel maggio del 2000 le campane furono tolte per gli opportuni lavori di manutenzione e per adeguare i comandi elettrici, ritornarono in sede il 20 luglio del 2000.
La chiesa di San Martino si sviluppa su una pianta ad unica navata, in capo alla quale, si aprono due corti bracci. L’esterno è in mattone a vista. Inizialmente il Battistero viene edificato esternamente sul lato sinistro della Chiesa, per essere poi demolito nei primi anni sessanta per lasciare spazio alla torre campanaria. I soffitti interni sono a cassettoni e solo nel 2000, in occasione del Giubileo, sono stati collocati negli archi del presbiterio dei mosaici che evocano il mistero dell’incarnazione e la partecipazione liturgica alla gloria celeste del Cristo incoronato dal Padre.